13 Chi è il tuo maestro? Socrate o Patanjali ?

Chi è il tuo maestro? 

Socrate o Patanjali ?


La prima volta che si incontrarono Freud e Jung si misero a parlare per 13 ore di fila.

 Erano cosi in sintonia che continuamente si scambiavano studi e riflessioni su quel nuovo mondo che stava nascendo e che oggi chiamiamo Psicologia.

Il primo fu per il secondo un faro, la differenza d’età era comunque sensibile.

Arrivarono persino a psicanalizzarsi a vicenda.

Nel tempo però’ presero strade diametralmente opposte, arrivando persino a litigare e criticare il lavoro e le idee dell’altro.


Tra i grandi pensatori occidentali questo tipo di storia non è assolutamente unica. Anzi si ripete continuamente. Già in antichità Aristotele arrivò ad un pensiero nettamente diverso da quello del suo maestro Platone. E anche loro arrivarono allo scontro intellettuale. Sempre rimanendo in campo filosofico più’ vicino a noi è ben noto il rapporto tra gli idealisti Hegel, Fichhte e Schelling, che inizialmente portavano la stessa bandiera e in un secondo momento divennero aspri critici del lavoro dei propri rivali.


Ma perchè accade frequentemente questo scontro maestro  allievo?


Come se l’ emancipazione intellettuale portasse inevitabilmente alla divergenza.

Come se la libertà di critica e di giudizio ad un certo punto prevaricasse qualsiasi confine in nome della conoscenza ultima.

Ricordiamoci comunque che il termine “critica” ha una valenza positiva, anche se oggi un po’ lo travisiamo.

Criticare in realtà come diceva Kant, vuol dire indagare, conoscere. Senza la critica degli Illuministi ad esempio oggi non saremo assolutamente il mondo che conosciamo.

La mia riflessione non è sul fatto se sia giusto o meno arrivare a una sfida intellettuale tra allievo e maestro, ma bensì riflettere su perchè nella cultura orientale invece è molto piu raro vedere scene come quelle sopra descritte.


Nello yoga, come nello zen o in altre dottrine orientali il maestro rimane sempre un punto fermo dell’ allievo. Qualsiasi cosa accada. Questo perché incontrare il proprio maestro e’ parte di un processo di consapevolezza. 

“Solo quando l’ allievo è pronto può incontrare il suo vero Guru.”

Questo mantra riecheggia spesso in tanti testi orientali.


Il Guru inoltre non trasmette all’ allievo un proprio percorso personale, un lavoro personale frutto della sua esperienza.

Riporta soprattutto ciò che lui stesso ha appreso nel ciclo del parampara.

Cioè trasmette un antica e intima sapienza risalente ai tempi che furono.

E comunque il fine del maestro è sempre quello di portare l’ allievo verso un proprio percorso di ricerca personale. 

Purtroppo in diverse occasioni il maestro (sbagliando) cerca di ottenere una duplicazione di se stesso spinto da un forte impulso egoico. Ma in questo caso stiamo appunto parlando di un”falso maestro”. 

Ovvero quello che nel suo agire ha il fine della duplicazione, e che ne sia consapevole o meno non fa grande differenza.

In oriente comunque c’è anche diffusamente un principio ideologico “karmico” dell’ esistenza. Cosa che da noi grazie a millenni di cattolicesimo repressivo non abbiamo.

C’è il Dharma che molto coscienziosamente viene ricercato e seguito.

La  devozione di molti praticanti al loro maestro e’ anche  presumibilmente figlia di questa forte  spiritualità storica.

In un caffè filosofico diremo in sintesi che gli orientali sono più metafisici e noi occidentali più “illuministi e  positivisti”.


Nella culla filosofica occidentale invece la ricerca e l’introspezione spirituale e’ figlia di una dimensione maieutica!

Maieutica significa letteralmente “l’arte della levatrice“, ovvero come le ostetriche aiutano le madri a mettere al mondo un bambino.

La madre di Socrate era un ostetrica, infatti lui prese in prestino quel termine per definire la sua strategia filosofica agli studenti.

Socrate spingeva i suoi interlocutori e gli studenti verso il famoso motto “conosci te stesso”.

Cioè indaga te stesso così da “ partorire la tua sapienza”. Fai nascere in te la risposta alle tue domande e non attendere la risposta di qualcun’altro.

Con il suo fare spavaldo nell’antica Grecia riusciva a mettere in difficoltà anche i Sofisti ( sapienti dell’epoca). Li portava con la sua abile favella a contraddirsi e cadere in confutazione delle loro stesse convinzioni.

Tutta la nostra filosofia è stata nei millenni influenza dal sistema di questo grande filosofo, ai giorni nostri la dialettica, l’etica e tante altre dimensioni del vivere nella società occidentale risentono di questo approccio democratico! Alla portata di tutti !


A volte parlando di Yoga, alcune persone mi chiedono: “ ma chi è il tuo maestro?”

Sinceramente, con tutta onestà, da 15 anni che ormai pratico e non saprei però dare una risposta con un nome a questa domanda.

Ho conosciuto tanti insegnanti che mi hanno dato ottimi consigli, teorici e pratici, persone che spesso sono diventate anche amici o amiche.

Persone che stimo tantissimo per la loro individualità e costanza nel trasmettere un antica conoscenza come lo yoga.

Con questo non voglio assolutamente criticare chi con devozione e costanza segue da anni un maestro, ci mancherebbe. Anzi a volte penso che mi sarebbe probabilmente piaciuto trovare qualcuno a cui affidarmi totalmente in questo percorso.

Però non mi è mai successo, e presumo ( magari con un po’ di spavalderia socratica )sia difficile possa accadermi adesso.

Quindi alla domanda di cui sopra risponderei:

“Non è essenziale che ci sia un maestro, io penso di essere guidato dalle mie domande e da alcune risposte che a volte trovo nella pratica .”


Allora Socrate e’ il tuo maestro? Assolutamente no.

Io credo ( come teorizzava Jung) che il nostro sistema di pensiero abbia in se degli elementi, per dirla alla Kant , “a priori”.

Degli archetipi comuni dati dal luogo e dal contesto sociale in cui siamo nati e abbiamo vissuto la nostra infanzia.

Questa “forma mentis” a mio avviso è inscindibile dal mio essere e forse per questo non troverò un maestro.

Ma per un altro potrebbe essere possibile il contrario di tutto ciò.



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